“Roba da Medioevo!”

Antonio Scalari
4 min readMar 31, 2019

Quando un politico, un personaggio famoso, una persona comune, chiunque, usa le parole Medioevo o medievale come sinonimi di arretrato, oscurantista, io immagino che all’improvviso si materializzi uno storico come Alessandro Barbero, vestito da super-eroe della storia, a rimediare a questa ingiustizia storiografica-lessicale.

Scherzi a parte, l’abuso del riferimento al Medioevo, in frasi fatte di vario genere, è di questi tempi diffusissimo, soprattutto quando si parla di certi temi. Penso che questo abuso squalifichi in partenza qualsiasi discorso anche se contiene tesi condivisibili. Non solo per il fastidio verso un linguaggio piatto, trito e ritrito. Non c’è infatti nulla di particolarmente originale o profondo nel richiamarsi polemicamente al Medioevo e questo richiamo non conferisce un grande valore aggiunto alla tesi che difende né forza ai suoi argomenti, anzi, talvolta li indebolisce e li rende attaccabili. E neanche, soltanto, perché queste espressioni in voga sono spesso frutto di nozioni errate dure a morire (come l’esistenza, nel Medioevo, di uno ius primae noctis). Il Medioevo è un’epoca storica continuamente strumentalizzata e sballottata tra due estremi: da un lato, una visione, potremmo dire, illuministica di un Medioevo come epoca “oscura” e barbarica. All’altro estremo, l’immagine cattolico-conservatrice e reazionaria di un’età dell’oro del cristianesimo e di una civiltà armoniosa e ordinata. Entrambe sono visioni e immagini deformate e storicamente scorrette (che si sostengono poi a vicenda).

C’è, come dicevo, qualcosa d’altro e di più complesso. C’è, secondo me, una sorta di convinzione collettiva, oggi, di essere un’umanità post-storica. Mi sembra che l’idea che viviamo alla fine della storia abbia fatto più presa nella mentalità di quanto si creda. Così come la pretesa che quella contemporanea (e ovviamente occidentale) sia la civiltà del progresso, civile e sociale, in qualche modo ormai gia realizzato e compiuto. O che si potrebbe compiere e realizzare se soltanto potessimo spazzare via i residui di arretratezza e di oscurantismo, “medievali” appunto, che ancora resistono. Tra l’altro — ed è un elemento non secondario — da questa narrazione “antipassatista” rimane di solito esclusa la struttura economica contemporanea. Anche perché il capitalismo nasce dopo il Medioevo. E in un certo senso spazza via quello che rimane di “medievale”, in quel senso là — che è poi l’idea di lungo Medioevo dello storico Jacques Le Goff.

Quelli che, generalmente, vengono trattati oggi come fenomeni “medievali” sono le idee religiose-conservatrici riguardo ai diritti civili, alla famiglia, alla sessualità (idee che erano alla base di leggi e costumi vigenti fino a pochi decenni fa), credenze pseudoscientifiche/antiscientifiche (compresa, magari, la credenza nella Terra piatta, che alcuni sono ancora convinti fosse prevalente durante il Medioevo) e tutto ciò che suona come arretrato e “antimoderno”. Come se, appunto, tutto questo non fosse, e non potesse mai essere, espressione della civiltà, della mentalità, della politica moderne e contemporanee, ma fosse sempre una specie di relitto di un antiquato passato che si ostina a non passare.

Come ha detto proprio Barbero, durante una puntata del programma Passato e Presente trasmesso su RaiStoria: «il Medioevo serve per criticare quello che si faceva fino a ieri, anzi che qualcuno fa ancora adesso, e che a noi non piace».

Tutto quello che «a noi non piace» non lo consideriamo davvero contemporaneo, tantomeno “moderno”. Perciò è un po’ come se lo rimuovessimo dal nostro presente e lo collocassimo in un “Medioevo”, cioè in un passato più o meno immaginario, anche quando è cronologicamente anteriore o posteriore.

Medioevo diventa così una specie di insulto che può essere rivolto da chiunque, nella polemica quotidiana. Questo tweet è significativo, da questo punto di vista:

Poco importa che la lapidazione fosse una punizione prevista nella Bibbia (testo, credo, popolare tra chi aderisce alle idee del Congresso Mondiale delle Famiglie). Ben prima quindi del Medioevo storico. Qualsiasi ingiustizia politica o sociale è “medievale” in quanto tale, anche quando è antica o contemporanea. Peraltro associare le tesi sostenute dal Congresso Mondiale delle Famiglie al Medioevo pregiudica anche l’efficacia delle argomentazioni di chi, giustamente, vi si oppone. Perché, paradossalmente, accredita proprio l’idea che la “famiglia naturale”, come definita e idealizzata dai suoi sostenitori, sia un’istituzione “tradizionale”, fissata e trasmessa ormai da secoli e così radicata nel passato come loro vorrebbero far credere.

L’abuso della parola Medioevo come sinonimo di arretrato mi ricorda un altro modo dire molto diffuso: roba da Terzo Mondo. Quando qualcosa non funziona diciamo, con una frase anche un po’ razzista, che è una roba da Terzo Mondo. Attuiamo quindi due tipi di rimozioni: una rimozione temporale (roba da Medioevo) e una rimozione spaziale (roba da Terzo Mondo). Ciò che non piace, per riprendere le parole di Barbero, cioè cosa va rimosso, come un corpo estraneo, dal nostro tempo e dal nostro spazio, è a sua volta espressione della nostra mentalità, delle rappresentazioni che produciamo di noi stessi e della nostra civiltà, del nostro senso della storia, della nostra ideologia. Insomma, la nostra antipatia verso il Medioevo, così come lo immaginiamo, dice molto più di noi contemporanei (occidentali, in particolare) che degli esseri umani vissuti in quei secoli.

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Antonio Scalari

Comunicatore della scienza. Qui pubblico riflessioni su argomenti vari.